Desidero segnalare un breve ma interessante articolo di Jeremy Keith, il quale parte dalla confutazione di alcune dicotomie semantiche date troppo spesso per scontate nel web design e definisce in realtà un contesto di lavoro che ben si può adattare anche alla produzione di ebook.
In sostanza Jeremy Keith prende in considerazione tre soggetti, accessibilità, tipologia di contenuto e contesto d’uso spiegando come ognuno di questi non sia definito, all’interno di un progetto web (ma tu sostituisci a web il termine ebook e il discorso fila ugualmente) da un valore assoluto, bensì sia il risultato di tensioni contrapposte e trasversali, il frutto di interazioni più complesse.
Il progettista web (e ugualmente quello di ebook, sostengo io) deve lavorare tenendo conto di queste sfumature, sfruttando al meglio le tecnologie a disposizione.
Trovo particolarmente affascinante, portato nello scenario editoriale, questo passaggio:
Remember when we were all publishing documents on the web, but then there was that all-changing event and then we all started making web apps instead? No? Me neither.
[...]
I can point to a blog post and say “that’s a document.” But what about a Wikipedia article? It’s a document, but one that I or anyone else can edit.
What about Twitter? Is it a collection of documents of fewer than 140 characters, or is it a publishing tool?
Probabilmente la mia è solo una suggestione, influenzata direttamente dall’esperienza d’uso del web. Per ora un libro, anche quello elettronico, è ancora – per la gran parte dei casi – concepito come un’isola di contenuto, come documento puro e autosufficiente, versione immateriale del suo fratello maggiore cartaceo.
Non è detto però che questo valga anche per il futuro.